Riforma fiscale 2022, le agevolazioni non saranno per gli operai

La riforma fiscale della nuova Legge di Bilancio 2022 non andrà a vantaggio di tutti i lavoratori come si era immaginato.

Riforma fiscale 2022
Riforma fiscale 2022 (Foto da Pixabay)

Novità sul fronte fiscale sembra si prospettino per il nuovo anno ormai alle porte. Ma in queste novità sembra celarsi qualcosa di poco vantaggioso per la maggior parte dei lavoratori e i sindacati protestano per le nuove misure.

Infatti con la nuova riforma della Legge di Bilancio a quanto pare all’85% dei lavoratori e dei pensionati non arriveranno questi grandi vantaggi di cui si parlava. Sembra invece che il tutto vada a favore dei dirigenti e di quella classe di lavoratori che già hanno una buona situazione finanziaria.

I sindacati dovranno quindi continuare a battersi per poter ottenere un reale taglio delle tasse a favore dei lavoratori e non della classe dirigente. Si cerca una svolta contro l’evasione fiscale che per una volta sembra non essere imputata al lavoratore medio ma a coloro che si trovano più in alto.

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La riforma del Fisco della Legge di Bilancio

Esigui risparmi per operai e pensionati
Esigui risparmi per operai e pensionati (Foto da Pixabay)

La riduzione del carico fiscale prevista dalla riforma fiscale varata dal governo con la Legge Bilancio 2022 prevede un taglio che non sarà omogeneo. La riforma relativa all’Irpef, infatti, prevede una riduzione degli scaglioni da 5 a 4, con la cancellazione del prelievo al 41%, la riduzione di due punti dell’aliquota del 27% e di 3 punti di quella del 38%.

Quindi ad essere avvantaggiati saranno quelle fasce di reddito che saranno comprese tra i 35mila e i 50 mila euro l’anno. Di conseguenza i redditi più bassi nei quali rientrano la maggior parte degli italiani si vedranno risparmi esageratamente esigui. Per pensionati e classe operaia si prevedono solo pochi spiccioli.

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Osservando i calcoli si vede che i dirigenti andranno incontro a una riduzione di imposta di circa 368 euro. Quella che invece spetterà agli operai sarà circa la metà ovvero 162 euro. Siamo quindi di fronte a una nuova riforma che non cerca di avvantaggiare la maggior parte dei lavoratori italiani ma la minoranza appartenente alla classe dirigente.

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