Pagamenti pensioni marzo 2022: con la riforma Irpef e il nuovo assegno unico ci sono delle modifiche agli importi
Per le pensioni di questo mese sono varie le novità a causa di alcune modifiche legislative introdotte dalla Legge di Bilancio 2022. Nella circolare del 28 febbraio l’Inps ha chiarito di cosa si tratta e ha illustrato quali sono i cambiamenti.
In sintesi, ad essere modificate sono le tassazioni pensionistiche, l’applicazione del coefficiente di perequazione, le novità portate dall’assegno unico per i figli fino ai 21 anni, il massimale della retribuzione pensionabile 2022 ma anche i limiti di reddito per la riduzione degli indennizzi pensionistici ai superstiti e per quel che riguarda gli assegni di invalidità.
Vediamo innanzitutto quali sono le novità Irpef introdotte dal 1 gennaio 2022. C’è stata la rimodulazione delle aliquote e gli scaglioni di reddito sono passati da 5 a 4. Rivisitate anche le detrazioni fiscali sui redditi da lavoro come prevede l’articolo 13 del Tuir.
Novità anche per il trattamento integrativo, il cosiddetto bonus Renzi, erogato pienamente sono a chi ha un reddito complessivo fino a 15mila euro o che comunque fino a 28mila si integra con varie detrazioni. Facendo dei paragoni con il 2021, l’aliquota al 27% dai 15mila ai 28mila euro nel 2022 cala al 25%.
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Pensioni marzo 2022, gli effetti dell’assegno unico e perequazione
L’assegno unico dei figli che sostituisce in parte varie agevolazioni previste prima per genitori con figli a carico, ha un effetto sulle pensioni.
C’è ora la detrazione per i figli a carico che hanno un’età pari o superiore ai 21 anni e sono state revocate le detrazioni previste per i figli inabili, per quelli minori di 3 anni e per i nuclei che hanno più di tre figli. Via anche le altre detrazioni pari a 1.200 euro erogate quando ci sono almeno 4 figli a carico.
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Altra grande novità è la modifica degli importi che saranno diversi a causa della perequazione automatica (rivalutazione legata all’inflazionee al costo della vita) che avviene ogni anno, calcolata dall’Istat che per l’anno corrente è pari all’1,90% mentre nel 2021 era 1,70%.
