Pensioni, aumenti in vista: conto più ricco, ma bisogna aspettare

Pensioni e la prossima rivalutazione prevista nel 2023: vediamo nel dettaglio

pensioni rivalutazione 2023
(foto di Pavlofox da Pixabay)

Le pensioni a breve avranno una cospicua rivalutazione prevista per il 2023. Merito dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi. Si perché il sistema di indicizzazione degli assegni viene aggiornato annualmente sulla base del tasso d’inflazione FOI ex tabacchi dell’Istat. L’indice Istat del 2021 è cresciuto dell’1,9%, l’inflazione è in continua progressione ed è salita al 6,8%. A conti fatti la rivalutazione delle pensioni nel 2023 sarà importante e supererà i 10 miliardi di euro in più.

A questo punto per evitare di pesare troppo sulle casse dello Stato, il Governo potrebbe correggere la rivalutazione prevista. Il ritocco riguarderebbe solo le pensioni sopra importi di un certo rilievo soprattutto quelli calcolati in base al metodo retributivo. Salvi dunque la stragrande maggioranza dei pensionati italiani. Il risparmio dunque toccherebbe solo le pensioni al di sopra dei 2600 euro.

Pensioni: possibile che il governo pensi ad una riforma?

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Le pensioni nel 2023 saranno quindi più alte per effetto della rivalutazione dovuta all’inflazione. La maggiorazione degli importi potrebbe arrivare ad essere fino a tre volte superiori rispetto a quelle dello scorso gennaio. L’adeguamento alla variazione dei prezzi registrati nell’ultimo anno comporterà importi più alti per tutti gli assegni previdenziali erogati dall’INPS.

In termini economici si parla di importi delle pensioni che aumenteranno di qualche decina di euro. Nessun boom dunque, ma di questi tempi non si butta via niente. E le casse dello Stato dovranno sborsare tra i 10 e i 12 miliardi di euro. L’ applicazione della rivalutazione riguarderà per intero esclusivamente i trattamenti previdenziali con importo inferiore quattro volte il trattamento minimo.

La scala della percentuale di rivalutazione scende all’aumentare dell’importo della pensione. Il tasso sarà del 90% per gli importi superiori tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo. Per gli assegni più corposi che superano le 5 volte il trattamento minimo la rivalutazione arriverà al 75%. Certo il tasso previsto aumentato al 6,8% comporterà possibili incrementi tra i 68 euro lordi e i 153 euro lordi in più. Si tratta di stime provvisorie, mentre è certo il conguaglio relativo al tasso applicato lo scorso anno.

Non tutti i mali vengono per nuocere a tutti dunque. La tanto vituperata inflazione ha alcuni effetti positivi, pochi ma buoni. E si andranno a riversare sulle pensioni degli italiani. La riforma delle pensioni resta per ora lontana. La priorità del governo per il 2023 è difendere il potere d’acquisto dei pensionati nell’interesse generale. Ma i tecnici del governo sono al lavoro per studiare correttivi per mitigare l’impatto delle rivalutazioni degli assegni 2023. 

 

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