Lavoro e stipendi, la crisi dalle fondamenta

L’effetto delle agevolazioni, della crisi e del calo economica che sta subendo l’Italia. Chi può farlo deve provare a porre rimedio.

Lavoro in Italia
Crisi lavorativa (Foto da Pixabay)

Vista la crisi lavorativa ed economica in atto nel nostro Paese è opportuno riflettere su alcune stime riguardanti i lavoratori. Le stime, la statistica, aiutano a capire l’andamento effettivo del lavoro e dell’economia e dai suoi punti deboli si possono focalizzare i problemi che sarebbe bene andare a risolvere.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare una Nazione che possa autosostenersi con il lavoro e il contributo dei suoi cittadini che, come lo sono difronte alla legge, dovrebbero essere considerati tutti allo stesso modo. I contribuenti dovrebbero contribuire, i pensionati dovrebbero prendere la pensione e i disoccupati dovrebbero trovare un lavoro.

Tra i dati che emergono si nota che i lavoratori autonomi sono una bassa percentuale. Un aspetto preoccupante forse visto che sono loro a offrire effettivamente posti di lavoro. Titolari di negozi, esercizi commerciali, aziende, imprese sono loro che portano avanti l’economia.

Il lavoro e il guadagno in Italia

Lavoro in Italia
Dati in crisi (Foto da Pixabay)

I lavoratori autonomi rappresentano circa il 15% dei lavoratori in Italia. Il restante sono lavoratori dipendenti, pensionati e ovviamente tutti coloro che non lavorano e percepiscono redditi e sostentamenti. Il reddito medio dei lavoratori dipendenti in Italia è di circa 20.700 euro. Mentre quello dei pensionati arriva più o meno a 18.600 euro.

Su base regionale è il nord, come sempre, a dichiarare redditi maggiori. Al primo posto troviamo la Lombardia con una media di reddito medio complessivo pari a poco più di 25.000 euro, seguita da Bolzano con circa 24.700 euro annui. Invece è nel sud che si deve ricercare la regione con il livello più basso ed è la Calabria con una media di circa 15.600 euro.

In tutto ciò ogni azione ha ovviamente un suo peso che si nota nel tempo e che molto spesso chi l’ha attivata non c’è più per poterla proseguire. Il numero dei pensionati, grazie a misure come quota 100, è notevolmente aumentato, oltre 58.000 soggetti in più. Un aspetto che potrebbe considerarsi lodevole se d’altro canto non si registrasse una diminuzione eccessiva di contratti stipulati, quasi il 4% in meno.

Analisi più approfondite e più dettagliate potrebbero mostrare la situazione in uno spettro più chiaro e fornire forse la via giusta per la ripartenza economica. Se ci sono degli sbagli che si stanno facendo si può rimediare e salvare quel Paese in cui a tanti piace di vivere.

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